Un alfiere paura non ne ha!
Alcuni mesi prima di partire per la Route nazionale Agesci mi avevano accennato che la vita degli alfieri a San Rossore sarebbe stata “diversa” da quella degli altri rover e scolte, ma non avevo assolutamente idea della fantastica esperienza che avrei vissuto.
Il giorno della partenza per il campo fisso, vengo scelta dal mio Clan di formazione – composto dai gruppi scout di Roma 121, Genova 60 e Thiene 2 – come loro rappresentante: sono ufficialmente l’alfiere della Route 435!
Il compito di un alfiere è quello di farsi portavoce dei pensieri e delle idee del proprio Clan di formazione per contribuire poi alla stesura della Carta del Coraggio. Il primo passo che abbiamo fatto nel Clan di formazione, durante il campo mobile, è stato quello di condividere e discutere i nostri capitoli (strumento a nostra disposizione per approfondire una tematica di interesse comune), facendo infine una sintesi che racchiudesse e toccasse i temi principali che avevamo più a cuore, per poi proporli a San Rossore.
La Carta del Coraggio non è un semplice documento: è il frutto dei sogni e delle speranze che tutti noi ragazzi e ragazze, protagonisti coraggiosi di questa Route nazionale, abbiamo per il nostro futuro.
La Carta è divisa in più parti: inizialmente analizziamo la realtà che viviamo e vediamo tutti i giorni, fatta anche dalle persone che abbiamo incontrato lungo la strada, nei mesi trascorsi affrontando e sviluppando i nostri capitoli. Si parla di che cosa sia per noi il coraggio, parola chiave della nostra Route. E infatti, proprio nella seconda parte, attraverso la voce «CI IMPEGNIAMO…» affermiamo quali sono gli impegni che intendiamo portare avanti riguardo alcune tematiche del nostro tempo che riteniamo importanti e che sentiamo particolarmente vicine (come l’educazione, il lavoro, l’informazione, la legalità e tante altre).
Per la stesura di questa Carta, partiamo col mettere in discussione prima di tutto noi stessi, per poter essere promotori di un vero cambiamento. Essendo coscienti di non poter fare tutto da soli e sapendo di aver bisogno di un aiuto concreto, con i «CHIEDIAMO…», invece, chiediamo all’Agesci, alle Istituzioni e alla Chiesa di ascoltarci, sostenerci e camminare al nostro fianco.
La stesura, faticosa e impegnativa, della Carta del Coraggio, avviene durante i giorni di campo fisso (dal 7 al 10 agosto) a San Rossore. Noi alfieri, supportati da alcuni Capi, ci spendiamo senza riserve, senza far troppo caso alla stanchezza, incuriositi e divertiti per questa prima esperienza concreta di democrazia. Finalmente viene votata e approvata nel pomeriggio del 9 agosto, durante la caldissima assemblea del Consiglio Nazionale R/S, in cui viene ricreato un vero e proprio “parlamentino”, composto da ben 454 alfieri.
Tornata a Roma, porto con me uno zaino colmo di nuove esperienze, di momenti unici di condivisione e di confronto, di gioia negli occhi e nelle gambe notevolmente stanche dopo giorni passati a camminare con i compagni di strada di sempre e quelli nuovi e altri di lavoro insieme, di grandi speranze, di voci che mi incoraggiano a non aver paura e a volare alto, sempre!
Uno zaino pieno di coraggio: coraggio di camminare e di andare avanti ma anche di fermarmi e riflettere sulla realtà che mi circonda. Coraggio di ripartire e di tracciare strade nuove. Coraggio: una parola che in 30.000 già conoscevamo ma che dopo un anno di lavoro e dieci giorni di Route, acquista tanti importanti significati diversi.
10… 9… 8… 7… zaino in spalla!
Chiara Saburri
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